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Il nostro contributo al 9° Rapporto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

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E’ stato presentato a Roma, lo scorso 8 giugno, in occasione del 25° anniversario dalla ratifica della Convezione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il 9° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. Del Gruppo CRC, la rete di 91 associazioni che vigila in Italia sull’applicazione della Convenzione, fa parte anche Open Group attraverso il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, che ha contribuito alla stesura del 4° capitolo dedicato all’Ambiente Famigliare e Misure Alternative. RapportoCRC_frontespizio

“Quest’anno abbiamo voluto sottolineare il tema dell’adolescenza, a cui abbiamo dedicato l’introduzione del rapporto”. Caterina Pozzi, amministratore delegato di Open Group, ha partecipato, con il CNCA, alla stesura del Rapporto. “Sono 2.293.778 gli adolescenti dai 14 ai 17 anni che vivono in Italia, di questi 186.450 sono stranieri – spiega Pozzi. Trascorrono le loro giornate con il telefonino in mano (il 92,6 %); fanno uso di alcol, tabacco e cannabis (63,4%), conoscono il sexting, l’11,5% di loro gioca d’azzardo on line e oltre il 50% ha subito azioni di bullismo e/o cyberbullismo; 7.000 di loro vivono in comunità, con molte incertezze sul futuro dopo il compimento del 18esimo anno. Studiano, ma molti di loro abbandonano dopo la scuola dell’obbligo, soprattutto gli alunni disabili. Il 2,2%, infatti entra, suo malgrado, a far parte della categoria dei “NEET” (not in education, employment or training), ovvero quei giovani che non studiano e non lavorano,  e non sono inseriti in un percorso di formazione. L’Istat ne ha contati addirittura 2 milioni nel 2014, circa il 24% dei giovani tra i 15 e i 29 anni. Certo è che l’Italia è anche tra i paesi europei con il più alto tasso di dispersione scolastica: il 15% dei ragazzi tra 18 e 24 anni ha conseguito al massimo il titolo di scuola media. Nel 2015, l’8,4% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni ha partecipato ad associazioni culturali, ricreative o di altro tipo; e il 9,7% ha svolto attività gratuite in associazioni di volontariato (nel 2014 erano l’8,6%)”.

Purtroppo le politiche per l’adolescenza – prosegue il ragionamento Pozzi- vivono, tra le altre cose, in un limbo trovandosi a cavallo tra quelle dedicate all’infanzia e quelle rivolte ai giovani. Ragionare sulle politiche per gli adolescenti, considerandole come parte delle politiche rivolte in senso più ampio ai giovani, è importante, anche perché è in corso a livello europeo un tentativo di profondo rinnovamento di queste politiche, che mira a promuovere iniziative che mettano definitivamente da parte la visione dei giovani come problema, riconoscendo loro pienamente lo statuto di risorsa rispetto a cui rilanciare le politiche di empowerment. Si tratta di una grande sfida- sottolinea l’ad di Open Group-, in cui si riconoscono tra le esigenze prioritarie dei giovani la partecipazione alla vita democratica, la cittadinanza attiva, maggiori opportunità in campo educativo e nella formazione, anche oltre la scuola, e l’accesso a politiche attive del lavoro (orientamento, accompagnamento, outplacement). Occorre, inoltre, investire e progettare per garantire un supporto alle famiglie, rinforzando le competenze genitoriali, così come ben evidenziato nel IV Piano Nazionale d’azione per l’Infanzia di cui sollecitiamo l’approvazione.”

Nel rapporto di monitoraggio si sottolinea la necessità di interventi educativi qualificati, che coinvolgano in maniera sinergica e congiunta gli attori del cosiddetto “quadrilatero formativo” (famiglia, scuola, istituzioni, Terzo Settore) e, allo stesso tempo, attivino le risorse dei ragazzi e delle ragazze e ne valorizzino il protagonismo.

Investire adeguatamente significa permettere agli adolescenti di progettare percorsi di vita– sottolinea Pozzi, rafforzati da un forte senso di appartenenza e di cittadinanza, e di vivere fuori dalla marginalità, come protagonisti reali, e non virtuali, del tessuto sociale, significa riconoscergli il diritto a una formazione continua ed efficace e alla sperimentazione di sé attraverso percorsi scuola-lavoro organizzati. È urgente che si ricominci a parlare dell’adolescenza come di una fase di crescita, di evoluzione e di preparazione all’età adulta.”

 

Il rapporto completo sul sito di Gruppo CRC.


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