L’antenna di Guglielmo Marconi è tornata a Bologna
L’antenna di Guglielmo Marconi è a casa. Si è infatti conclusa la sua esperienza al Museo della Fiducia e del Dialogo del Mediterraneo a Lampedusa e ora è tornata a Bologna. Più di ottomila visitatori l’hanno vista: studenti, giovani, ospiti del centro d’accoglienza temporanea, lampedusani e centinaia di turisti provenienti da tutto il mondo.
Con l’esposizione di Lampedusa, si è conclusa la prima tappa del progetto. First Social Life con il sostegno della Cooperazione, ha dato vita al primo progetto culturale cooperativo del mediterraneo, raccogliendo in un’unica esposizione grandi opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri, che hanno prestato le loro opere gratuitamente.
Tanti i partner coinvolti: Coop Alleanza 3.0, noi di Open Group insieme a CADIAI, Società Dolce, Seacoop, Consorzio l’Arcolaio, Camelot. E ancora le istituzioni museali e del credito, come Cariparma Credit Agricole, con in prima linea l’Arma dei Carabinieri e l’Aeronautica Militare. Tutti sono già a lavoro per continuare sulla rotta segnata in questi mesi, per parlare ancora di dialogo, accoglienza e fiducia.
Open Group in particolare insieme al museo “Pelagalli” di Bologna, ha contribuito al progetto, accompagnando nel suo viaggio l’antenna di Marconi, e raccontando sulle frequenze di Radio Città del Capo gli eventi di quei giorni.
L’antenna radiogoniometrica, che negli anni Trenta serviva per impiegare le onde radio per permettere una navigazione sicura anche in caso di scarsa visibilità, è dunque tornata nel Museo della comunicazione e del multimediale “G.Pelagalli” .
Il museo di Bologna, oltre all’antenna, ospita molti altri strumenti che hanno fatto la storia della comunicazione a distanza, più di duemila: fonografi, grammofoni con imponenti trombe di metallo, i primi telefoni e i proiettori del cinema muto. La radio, il cinema, il telefono e i computer si raccontano in questo spazio grazie all’impegno e alla dedizione del fondatore Giorgio Pelagalli.
E’ stato aperto nel 1992 e il suo direttore, per spiegare cosa lo ha spinto verso questo percorso, ricorda sempre un episodio della sua infanzia: un due, in seconda elementare, in un tema di italiano. La maestra voleva la descrizione del programma radiofonico preferito, ma Pelagalli non aveva neanche la radio a casa.
Il due in italiano è stata la scintilla che ha spinto il fondatore del museo della comunicazione a coltivare la sua passione per la radio, accumulando negli anni tantissimi strumenti e attrezzi che oggi compongono l’esposizione, ricercando sempre nuovi modi per arricchire il patrimonio storico.
Oggi il museo è Patrimonio Unesco ed è meta di moltissimi visitatori, soprattutto i ragazzi delle scuole del territorio che possono farsi accompagnare in una visita guidata, spulciare tra gli scaffali e usare molti dei pezzi che sono esposti o partecipare a dei veri e propri laboratori.
Per una breve anticipazione di cosa si può trovare in via Col di Lana a Bologna e per maggiori informazioni visitate il sito del museo.