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Modello Brescia. “Per il welfare mai più gare al massimo ribasso”

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“Non è l’amministrazione a dare una risposta ai cittadini ma la città tutta ad organizzarsi per dare risposte ai bisogni dei cittadini”. L’assessore di Brescia, Felice Scalvini, spiega la ricetta adottata nella città lombarda perchè, nel delicato settore del welfare, non ci siano più gare d’appalto al massimo ribasso. L’assessore Scalvini, una vita passata nella cooperazione sociale e nel terzo settore, mette subito in guardia: questa ricetta a Brescia si adotta per il welfare ma non per le mense.

“La nostra città spende 120 milioni per il welfare, il budget dell’amministrazione è di 30 milioni e questo ci fa dire che il Comune è solo un pezzo del welfare della città” mette in chiaro Scalvini.

A Brescia adesso esiste il consiglio d’indirizzo del welfare cittadino dove entrano i vari soggetti (sindacati, cooperazione sociale, fondazioni, associazioni, portatori d’interesse) e qui qualsiasi decisione della giunta viene preliminarmente valutata. I bandi sono definiti per  la raccolta delle disponibilità e lì vengono chiariti i requisiti minimi e le dichiarazioni di responsabilità, questo fa sì che ci sia una spinta alla collaborazone e non alla competizione. “Il sistema delle gare costringeva alla competizione soggetti che non sono nati per competere come quelli del terzo settore” aggiunge Scalvini che poi spiega come a Brescia “il budget non è mai in riduzione, da noi nessun funzionario viene premiato se riesce a spendere meno con una gara“.

Per ora in questo modo a Brescia stanno integrando in unico ambito tutte le attività del settore dell’infanzia in difficoltà, quello dei bambini e dei ragazzi allontanati dalle famiglie.


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