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Il ritiro sociale, nuove narrazioni dal modenese

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Dall’Unione dei comuni del Sorbara arrivano nuovi strumenti per comprendere e gestire il ritiro sociale.

Che cos’è il ritiro sociale? È riducibile a fenomeni quali ansia sociale e depressione, o nasconde anche qualcos’altro? I nostri educatori e le nostre educatrici dal modenese ci aiuteranno ad analizzare questo fenomeno in profondità.  

L’Unione dei comuni del Sorbara è un territorio molto vasto che comprende Bastiglia, Bomporto, Castelfranco Emilia, Nonantola, Rovarino e San Cesario. In queste zone le nostre professioniste e i nostri professionisti mettono in campo un vasta gamma di interventi educativi per la tutela dei e delle minorenni che vivono una condizione familiare di fragilità. Tra le fragilità di cui ci occupiamo ci sono la povertà, gli abusi e la negligenza da parte della famiglia. 

La nostra cooperativa è capofila di questo progetto, al quale lavoriamo insieme a Società Dolce. Alle équipe di lavoro partecipano anche figure professionali provenienti dai comuni e dall’ASL. Il nostro obiettivo è sostenere la genitorialità e creare opportunità per le persone che accompagniamo. 

ci sono due ragazze davanti a un muro bianco. Quella più a sinistra indossa un cardigan grigio, una canotta nera e dei jeans scuri. Porta una coda di cavallo e degli occhiali da sole, sorride verso l'obiettivo. La ragazza a destra, invece, indossa una camicetta rosa pastello e dei jeans chiari azzurri. Guarda sorridendo anche lei la camera facendo il segno della pace con le mani e porta gli occhiali sulla testa dai capelli biondo cenere scuro

I nostri interventi educativi per il ritiro sociale

Tra le azioni che implementiamo nel territorio dell’Unione del Sorbara ha particolare rilevanza il nostro lavoro nell’ambito del ritiro sociale.

Le/I professionistǝ che intervengono in questo contesto si impegnano a dare a ragazze e ragazzi nuove chiavi di lettura per arginare la percezione di una società spesso troppo veloce e aggressiva. L’approccio che le équipe adottano si basa su due aspetti fondamentali: la delicatezza e il coinvolgimento della famiglia. Il ruolo di quest’ultima è cruciale e si articola in due fasi consequenziali. Nella prima ci si focalizza sullo studio e sulla comprensione profonda del fenomeno, così da modulare gli atteggiamenti giudicanti. Nella seconda fase, la famiglia deǝ ragazzǝ che vive la condizione di ritiro sociale affianca l’educatrice o l’educatore. L’obiettivo, qui, è supportare la persona in difficoltà nella ricerca di un nuovo modo di abitare la realtà.

Il percorso di supporto ai e alle giovani che vivono una condizione di ritiro sociale si muove a partire dalle loro passioni e dai loro interessi, che diventano l’elemento centrale dell’intervento educativo. In nessun momento si vuole annullare lo sguardo critico che ha portato la persona ad allontanarsi dalla società, ma piuttosto orientarlo in una direzione più costruttiva.

Ritiro sociale: cos’è e perché è importante conoscerlo

Il fenomeno del ritiro sociale consiste nell’abbandono volontario di relazioni con amicǝ e compagnǝ di scuola da parte delle e degli adolescenti. Chi si isola spesso vive unicamente nella propria stanza. Non sono rari i casi in cui le e i giovani che vivono una condizione di ritiro sociale abbiamo una vita online, grazie ai social media e ai videogiochi. 

Questa autoesclusione non è caratterizzata esclusivamente da depressione e ansia sociale; spesso, infatti, le e i giovani che lo sperimentano non si rispecchiano nel mondo in cui vivono e, allo stesso tempo, non si sentono da questo rappresentatǝ. Chi si ritira in una realtà ristretta, eppure sempre alternativa, tende ad adottare uno sguardo ipercritico per osservare la società e a sperimentare un mondo interiore molto ricco. Alla base dei nostri interventi educativi nei contesti di ritiro sociale c’è proprio questa ricchezza, che valorizziamo con un lavoro di orientamento dello sguardo.


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