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Time Out, una pausa per riprendersi la propria vita

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Senza Veli: La nuova rubrica a cura di HOPS!In questo articolo parliamo del servizio Time Out

Scavare, scoprire, spogliare, sorprendere. Benvenuti nella nuova rubrica “Senza veli”, tenuta dalla redazione giornalistica di HOPS! – Human Open Space, il laboratorio diffuso di Open Group che sperimenta un nuovo modello di inserimento lavorativo di persone con fragilità.

Uno spazio per raccontare la cooperativa dietro le quinte, descrivendo quello che c’è da un punto di vista diverso, attraverso interviste, articoli, fotografie, video, podcast. Iniziato a settembre 2019, il progetto HOPS! si basa su un ribaltamento di prospettiva: e se quelle che di solito vengono considerate difficoltà fossero invece una risorsa?

Così lo scrittore Gianluca Gallerani e il giornalista Luciano Bonazzi si stanno sperimentando nelle nuove tecniche di comunicazione, mettendo sotto la loro lente d’ingrandimento i vari servizi di Open Group, per raccontarli senza veli.

Time Out, una pausa per riprendersi la propria vita

di Gianluca Gallerani
logo Time out
La cocaina è una droga infida: non ti fa sentire la stanchezza, ti arreca piacere e godimento, e lentamente poi ti annienta. Occorre prendersi una pausa, una pausa per ricostituire se stessi e riprendersi la propria vita. Per rimediare, Open Group propone il servizio Time Out. Dal 2002 Time Out offre la possibilità di partecipare a una serie di incontri per superare le difficoltà legate agli stili di consumo.

“Si tratta di un progetto a moduli, di intensità variabile,” afferma Claudia Bianchi, psicoterapeuta e responsabile del servizio, “con proposte individuali o di gruppo. Offre un distacco dalle ritualità problematiche, in riferimento all’uso e abuso di cocaina, di altri tipi di droga, di alcol, e in riferimento alle dipendenze comportamentali come il gioco d’azzardo. Prendiamo in carico consumatori socialmente integrati, che lavorano e hanno famiglia. Il percorso di cura viene definito insieme alla persona. Proponiamo appunto colloqui individuali o di gruppo”.

Si può accedere privatamente o tramite il servizio pubblico per le tossicodipendenze. Tra le soluzioni, interessante è il “Time Out del weekend”, un programma intensivo da seguire una volta al mese, dal venerdì sera alla domenica pomeriggio.

“Il confronto con gli altri è una risorsa importante”, continua la dottoressa Bianchi. “Si cerca di affrontare e di sviluppare un approccio critico rispetto alla sostanza; si fa un lavoro sulle strategie comportamentali, per alimentare delle alternative alla droga; si fa anche un lavoro di individuazione di elementi di richiamo rispetto alla sostanza stessa, cosa lo attivi, esaminando alfine i contesti problematici. La realtà è che le sostanze sono una falsa soluzione ai propri bisogni”.

Il consumo di droghe è trasversale rispetto a tutte le età e a ogni classe sociale. Pertanto, anche i gruppi terapeutici di Time Out sono alquanto variegati. Si prevedono dieci partecipanti a gruppo, più una coppia di conduttori.

Con l’arrivo del Covid, il servizio si è dovuto rimodellare. “Sfortunatamente è molto difficile lavorare a distanza in queste circostanze,” spiega ancora la dottoressa Bianchi. “La presenza è infatti necessaria. Abbiamo dovuto cambiare sedi e soprattutto sospendere la preziosa iniziativa del Time Out del weekend. I partecipanti dei gruppi, infine, sono stati ridotti da dieci a otto”.

In conclusione, “mentre i servizi di comunità sono ideali per consumatori di eroina e oppioidi, che agiscono in modo ancora più distruttivo rispetto alla cocaina, il nostro servizio lascia all’individuo i propri spazi di vita, lavorando in stretta connessione con il territorio. Purtroppo la cocaina conduce spesso ad atteggiamenti violenti. Noi aiutiamo le persone a uscire dalla posizione di vergogna. Chi arriva qui ha messo spesso a repentaglio i legami familiari, e quindi ha come obiettivo quello di recuperarli”.


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