Legge Cannabis: “la depenalizzazione dei consumi è importante”

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la rupeBologna 8 ott. – Il progetto di legge per la cannabis legale, ha cominciato il suo iter parlamentare: sottoscritto e presentato da 220 deputati, prevede nuove norme in materia di possesso, auto-coltivazione, vendite, cure e prevenzione. L’Agenzia di stampa Dire ha intervistato su questo tema Anna Maria Bastia e Claudia Bianchi, di Open Group (B.U. Dipendenze), che sottolineano l’importanza della depenalizzazione dei consumi e del “fare cultura”. Ecco la loro intervista.

“Riteniamo importante la depenalizzazione dei consumi: la Fini-Giovanardi ha dato esiti decisamente negativi, che si sono riflessi su diversi ambiti nazionali”, confermano Annamaria Bastia e Claudia Bianchi, operatrici del settore dipendenze dell”impresa sociale bolognese Open Group. Il quadro tratteggiato dalle due donne, da anni impegnate nella comunita” di recupero del territorio, è chiaro: i consumi non calano. Non sono mai calati e sicuramente non lo faranno in futuro. Che fare? Impegnarsi seriamente nella prevenzione, per favorire un consumo critico. Tornare a fare riduzione del danno. ”Fare cultura”, dicono loro. Fare cultura stando sul territorio e vivendolo, appoggiando i gruppi di auto-mutuo aiuto. Rendendo il consumatore protagonista della sua scelta.

“Purtroppo le risorse continuano a calare: nel nostro caso soprattutto, sempre a cavallo tra sociale e sanitario. Con i pochi fondi a disposizione, poi, negli ultimi anni si è anche dovuto fare fronte a diverse emergenze, ma la coperta è corta: se metti da una parte, togli da un’ altra”. La prima comunità maschile gestita dalla Rupe (oggi entrata in Open Group) risale al 1984: oggi sono circa 80 le persone accreditate, tra uomini e donne, protagonisti di percorsi anche molto diversi, che vanno dalla vera e propria comunità sino a progetti diurni. Percorsi integrati, che spesso rappresentano il prima e il dopo nella vita delle persone. “A noi arrivano i casi critici, chi non riesce più a gestirsi, chi magari oltre al problema delle dipendenze ha problemi legali o psichiatrici. Diciamo che noi accogliamo gli esempi che testimoniano la crisi della famiglia”.

Le comunità riabilitative di Open Group, sparse tra il capoluogo e l’Appennino, ospitano piccoli gruppi: 15, massimo 20 persone. La mattina tutti partecipano alla cogestione degli spazi, mentre i pomeriggi sono dedicati alle attività terapeutiche. Uomini e donne stanno divisi, perche” e” risultato evidente come l”uso di sostanze falsi le relazioni. “Ma le mamme vivono con i figli, se minori. Certo non è la situazione ideale, ma è il giudice a decidere. In ogni caso, i figli si cerca di farli restare in struttura il meno possibile”. E raccontano di una recente festa di compleanno di un bimbo di una ragazza tossicodipendente, a cui hanno preso parte tanti genitori dei compagni di scuola del piccolo: “Una bella soddisfazione anche per noi”, ammettono. “Al massimo abbiamo accolto figli di 12/13 anni, di più è difficile, perchè poi si avvicinano all’età delle nostre pazienti. Una paziente di 14 anni a fatica può convivere con un coetaneo -o una coetanea- figlia di un’ altra donna con i suoi stessi problemi”. Ma la comunità, oggi, non è più quella di 30 anni fa, e nemmeno di 10: “Un dato che ci colpisce moltissimo è che metà delle donne che abbiamo ricoverate ha meno di 30 anni: ragazze adottate o che hanno vissuto esperienze in affidamento o periodi in comunità per minori, incapaci di sviluppare relazioni edificanti con gli adulti”.

Già, le relazioni: il dato piu” lampante delle nuove dipendenze è quello del policonsumo (favorito anche dalla facilità  con cui è possibile reperire sostanze sempre nuove su internet), a cui sempre più spesso si sommano anche le dipendenze affettive. “Tantissime persone stanno sviluppando stili di vita in funzione di altri, convinte di poter esistere solo se legate a loro. Per questo in certi casi la comunità è ancora l’ unica soluzione: perchè per un po’ serve staccarsi da tutto e tutti. Certo, ai tempi dei social e degli smartphone non è esattamente una passeggiata, ma bisogna provarci”. Così, anche la riabilitazione avviene attraverso il reinserimento nella società, magari grazie a nuova collocazione lavorativa. Ci sono probabilità di ricaduta? “Naturalmente sì, e la nostra filosofia prevede né di drammatizzare né di minimizzare. La accettiamo come momento di consapevolezza, ma abbiamo anche servizi ad hoc. Fa tutto parte di un percorso, e non è’ plausibile pretendere tutto e subito: si va per autonomie progressive, ed è meglio non guardare l’orologio. Non bisogna avere fretta”.


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