Una mostra a Dozza con il nostro contributo archivistico
A carte scoperte. Scritti e ritratti per la storia di Dozza dal X al XVII secolo. E’ il titolo della mostra che verrà inaugurata sabato 12 novembre, alle ore 16, presso la Rocca di Dozza.
Da oltre un anno Open Group compie ricerche – promosse dalla Fondazione Dozza Città d’Arte – nell’archivio storico del Comune di Dozza, che si sta rivelando come uno dei più antichi e pregevoli dell’intero territorio bolognese. Questo archivio conserva documenti originali in pergamena dal 1398, a cui vanno aggiunti numerosi frammenti di codici medievali (le cui pergamene, risalenti anche al X-XI secolo, sono state riusate in età moderna per fare coperte di registri) e migliaia di lettere autografe dei membri delle nobili famiglie bolognesi Campeggi e Malvezzi, che ebbero la signoria di Dozza.
Ora sempre la Fondazione Dozza Città d’Arte, con il contributo dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, ha restaurato una prima serie di ritratti cinque-seicenteschi della quadreria conservata nella storica Rocca di Dozza, raffiguranti appunto gli antenati più illustri dei Campeggi. Questa è stata l’occasione per un’operazione culturale innovativa, che vuole far dialogare fra loro i volti degli antichi signori dozzesi e i documenti dell’archivio che ci parlano della loro vita quotidiana, esponendo fianco a fianco i ritratti e le lettere di queste uomini e donne che ci guardano dal passato.
In esposizione si potranno però vedere anche i documenti più antichi conservati a Dozza: la lettera di papa Bonifacio IX del 24 maggio 1398 con cui si dispone che il castello di Dozza possa avere una fonte battesimale nella sua chiesa, non obbligando più i suoi abitanti a recarsi fino alla cattedrale di Imola o alle pievi vicine; alcuni libri di conti del massaro funzionario economico del Comune, assai rari perchè risalenti al XV secolo; i “Capitoli sopra i danni dati del Comune di Dozza” del 1570, cioè le norme che punivano i danni alle colture per furto e pascolo abusivo, l’alterazione del confini e del corso delle acque, da cui si riconosce quali erano le forme di coltura, di allevamento e di paesaggio di quell’epoca.
Sabato, dopo l’inaugurazione, ci sarà una tavola rotonda in cui Liliana Vivoli, già direttrice della Sezione di Archivio di Stato di Imola, parlerà dei contenuti della mostra con l’archivista di Open Group Enrico Angiolini, le storiche dell’arte Patrizia Grandi e Francesca Grandi e la restauratrice Marilena Gamberini.