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Un nuovo modo di vivere l’educativa di strada

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Come riorganizzare un servizio che vive in mezzo ai giovani? Dal Navile…

Come ricreare una strada o un campo da basket? Come riorganizzare un servizio che vive in mezzo ai giovani?
Antonio Lamparelli e Luisa Colosi, educatori della nostra educativa di strada Navile Street (servizio che gestiamo per il Comune di Bologna) raccontano come il covid ha cambiato il loro lavoro. Un momento difficile che però si è trasformato in un’occasione di crescita umana e professionale.
Ecco il loro racconto:

Da quando con l’educativa di strada ci siamo teletrasportati ad operare in remoto, i primi disorientati siamo stati proprio noi educatori.

Ricreare la nostra strada, il campo da basket e i bellissimi parchi online non è stato semplice.
Oggi, dopo una complessa riorganizzazione del servizio, grazie anche e soprattutto all’impegno dei ragazzi e delle ragazze che seguiamo, stiamo co-costruendo una serie di attività e di laboratori creativi che proprio grazie al lockdown stanno riscuotendo successo, con una grande partecipazione dei gruppi di adolescenti del nostro quartiere di riferimento, il bellissimo Navile.

Il nostro profilo Instagram Navilestreet è diventato punto di riferimento per tanti gruppi di ragazz* che a turno partecipano nella realizzazione di interviste nelle quali vengono fuori racconti e testimonianze di come ognuno trascorre la propria quarantena, tra difficoltà in casa, conflitti con i genitori, fatica con le lezioni online e la mancanza degli amici. Nei video ognuno di loro ha la possibilità di esprimersi: alla fine della chiacchierata si possono cimentare in quello che più preferiscono (canto, ballo, sport).

Sono proprio i ragazzi e le ragazze a ringraziarci per questa piccola grande opportunità di protagonismo, in un momento nel quale si sentono spesso dimenticati dalle istituzioni.

Abbiamo facilitato l‘avvio di un laboratorio di canto promosso da una realtà cittadina e adesso abbiamo in cantiere un contest moderato dai nostri preziosi peer con i quali siamo in contatto costantemente.

Insomma, siamo partiti non sapendo cosa potessimo raccogliere in questo periodo così faticoso e ad oggi, grazie all’energia delle ragazze e ragazzi che seguiamo, il lockdown è diventato un’opportunità di crescita professionale e di condivisione di esperienze e testimonianze.

Oltre ad Instagram abbiamo una linea Skype dedicata, usiamo whatsapp e le call su altre piattaforme per i casi che richiedono uno sguardo più attento ai bisogni espressi dai singoli.


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